Come valutare il proprio lavoro. Quali sono i fattori più importanti?
Quando mi trovo a parlare con amici e colleghi della soddisfazione sul lavoro noto spesso come ognuno faccia una valutazione ovviamente soggettiva dello stesso ma poi mi rendo conto che i fattori alla base sono sempre gli stessi.
Ho provato a stilare i 6 fattori chiave per valutare il nostro lavoro e che vorrei condividere:
- Soddisfazione professionale
- Retribuzione monetaria e non
- Rapporto capo diretto
- Rapporto con colleghi
- Logistica
- Worklife balance
Le voci sono abbastanza intuitive, e forse banali, ma a me hanno aiutato molto nelle mie valutazioni personali.
Infatti spesso mi capita di farmi la domanda naif: perchè lavoro? Rispondere a questo dubbio mi aiuta a capire cosa cerco e dove voglio andare.
I fattori hanno pesi che dipendono da persona a persona, da ruolo e ruolo e dal momento della nostra vita in cui ci troviamo.
“Trova un lavoro che ami e non lavorerai mai un giorno della tua vita”- Confucio
Soddisfazione professionale
Fai un'attività che ti piace? Impari costantemente e cresci come competenze e come territori esplorati?
Riesci ad esprimere la tua visione e pensiero ed influenzare le sorti dell'azienda?
Hai la fiducia dell'organizzazione e dei colleghi? Una misura di tale fattore è la richiesta di pareri, domande del tipo: cosa ne pensi di...? Tu cosa faresti se.....?
Queste sono solo alcune delle domande che ci aiutano a capire il nostro grado di soddisfazione professionale e sono funzione degli obiettivi professionali del singolo e della fase del nostro percorso lavorativo (come neo assunti è più importante imparare mentre come senior è più importante esprimersi ed influenzare).
E' bene sempre consultare la bussola del nostro percorso per non constatare di colpo che siamo fuori rotta e bisogna tornare indietro.
La routine del lavoro è dotata di un'inerzia pazzesca e possono passare anni prima di rendersi conto che professionalmente non siamo nella giusta direzione.
Naturalmente non sempre è facile capire qual è il nostro percorso 😁
Nei primi lavori della nostra vita si è fortunati se si guadagna utilizzando quello che si è studiato, poi viene la soddisfazione, poi la libertà e la capacità di espressione.
Retribuzione monetaria e non monetaria
Possiamo essere soddisfatti del lavoro, essere considerati bravi ma nel medio/lungo periodo occorre che ci sia un allineamento tra il nostro valore e la retribuzione. Inoltre con la costruzione della famiglia il fabbisogno finanziario cresce notevolmente.
E’ bene precisare che purtroppo non esiste una relazione matematica tra valore e retribuzione; le società non sono aziende di erogazione e la condizione necessaria per dare valore alle loro persone e che essa sia capace di estrarre valore dal mercato.
Ognuno di noi ha una moneta differente, ed è bene che la si conosca e la si dichiari (nei momenti giusti); inoltre è molto utile sapere qual è quella delle persone del tuo team.
Ho capito che quello che può essere considerato un plus per una persona può non esserlo per un'altra.
I modi per dare valore alle persone, oltre lo stipendio, possono essere diversi: flessibilità, formazione e conoscenza, migliori strumenti di lavoro, partecipazione, ecc….
Agli inizi è bene puntare ad aziende che siano in grado di fornire molta formazione e coaching mentre la flessibilità diventa fondamentale quando si hanno posizioni da senior.
Rapporto con il capo diretto
La qualità della vita lavorativa e la capacità di esprimere il proprio potenziale sono fortemente influenzati dal rapporto con il nostro capo.
Parlo non solo del rapporto “umano” ma anche professionale, inteso come la capacità di imparare nuove cose, nuove attitudini e comportamenti.
E’ importante costruire quel feeling e trust per lavorare al meglio e per esprimere il meglio di noi stessi.
Non c'è nulla di peggio di non avere la fiducia del nostro capo 😟
Nella mia esperienza professionale sono stato abbastanza fortunato nel rapporto con il capo diretto ma ho vissuto indirettamente le vicessitudini di amici e colleghi meno fortunati.
Il problema del rapporto con il capo diretto è una delle prime cause che fanno cambiare lavoro!
I dipendenti non scappano dalle aziende ma dai capi!
Rapporto con i colleghi
Gran parte della nostra vita la passiamo al lavoro, e molte volte stiamo più tempo con i colleghi che con la nostra famiglia.
Per tale motivo è importante che il clima di lavoro sia il migliore possibile!
Un buon ambiente, informale ed aperto, attiva stati d’animo positivi che sono alla base del successo in qualsiasi campo.
Le grandi aziende hi-tech come Google e Facebook hanno da tempo compreso tali fattori ed hanno capito che i valori condivisi dalle persone vanno cercati nella fase di selezione e non si possono imporre ex-post.
Occorre incentivare la diversità mantenendo valori comuni e selezionare persone che siano in grado di creare un buon ambiente e che spronino al miglioramento.
E' sempre valido il detto: "siamo la media delle 5 persone che frequentiamo"
Nel tempo mi sono reso conto quanto importante fosse per me l'aspetto sociale. La relazione quotidiana con le persone è una benzina per il cervello e per l'umore.
Logistica
Per logistica (il nome non è bello ma è comprensibile) intendo:
Quanto impieghiamo per arrivare da casa all’ufficio? Quanto tempo della nostra vita perdiamo in mezzo al traffico o sui mezzi pubblici? Dove si trova la nostra famiglia?
Dopo una dura giornata di lavoro doversi sobbarcare un lungo e stressante viaggio per tornare a casa può distruggere anche la persona più motivata e soddisfatta di questo mondo!
La zona di lavoro è all’interno di un’area verde? Oppure siamo in una zona industriale che diventa terra di nessuno al calare delle luci?
La possibilità di fare due passi fuori dall'ufficio per staccare o riflettere su un problema di lavoro o anche per consumare il pranzo sono per me fattori molto importanti.
Come sono gli ambienti di lavoro? Sono uffici con molta luce e finestre, con ampie sale riunioni e funzionalità varie: area break, mensa, docce, ecc..
Il fattore logistico è il classico elemento il cui peso sale con il salire dell’età, in quanto i sacrifici sono più duri da assorbire, non tanto per la fatica fisica quanto per quella psicologica.
Worklife balance
Quante ore passiamo al lavoro? A cosa rinunciamo? Il livello di stress che dobbiamo assorbire come incide sulla nostra salute?
Dobbiamo essere consapevoli quando stiamo superando il limite e fermarci in tempo altrimenti sarà il corpo a darci il segnale. Il problema sarà poi il tipo di segnale!
Purtroppo l'ho vissuto sulla mia pelle 😟 fortunatamente senza conseguenze.
Mi rendo conto che il peso che diamo a questo fattore è molto soggettivo. Per me le tre colonne della vita sono: famiglia, lavoro e salute (senza la quale non possiamo godere dei precedenti).
Se non si trova un equilibrio è bene riflettere!
Il fattore bilanciamento vita privata e vita lavorativa è destinato a crescere nei prossimi anni.
Lo smartworking e la flessibilità in genere (sullo spazio e tempo) saranno di grosso aiuto nel ritrovare l'equilibrio perso.
La crisi sanitaria con il COVID-19 ha dato una forte accelerazione al processo di astrazione dall'ufficio, chiaramente l'ha fatto spostando tutto sull'home working (WFO, work from home) ma una volta fatto tale passaggio esso è applicabile a qualsiasi luogo esterno all'azienda e potremo parlare di WOO (work out of office).
Di fatto possiamo lavorare sul treno, in montagna, al mare o mentre attendiamo i figli che fanno attività sportiva. Questo ci consente di ottimizzare il tempo disponibile.
La possibilità di lavorare in mezzo alla natura aumenta in modo esponenziale la nostra creatività e la capacità di gestire lo stress e la pressione.
La storia del mio primo colloquio e lo smartworking
Ricordo come fosse ieri il mio primo colloquio, per essere più precisi era il primo colloquio importante dopo gli studi.
Mi ero appena laureato e mi arrivò una lettera di convocazione da parte della Procter&Gamble. Il tempo di rimettere il vestito indossato per la tesi di laurea (che bello lo ammortizzavo) ed eccomi che mi ritrovai in una stanza a fare una simulazione aziendale con altre 15 persone tutte dedite a dar sfoggio di #leadership 😲 (decisi di starmi zitto e dissi qualcosina solo alla fine).
Dopo il meeting selvaggio venni buttato in uno stanzino a compilar fogli su fogli, test e contro test, alla fine mettevo le croci a caso!
Dopo un paio di giorni, stranamente, mi richiamarono per un colloquio individuale (le croci casuali avevano funzionato💪).
Fu allora che diedi un clinic su come non fare un colloquio! Mi lanciai in una disquisizione sul futuro del #lavoro e di come sia più importante la qualità sulla quantità ed il #worklife balance; inoltre dissi che per avere il massimo rendimento bisognava lavorare in modo dinamico: un pò in ufficio, un pò da casa ed un pò in mezzo alla natura! Un pazzo! La persona di #HR, giustamente, sta ancora ridendo 😂 (erano gli anni ‘90).
E' interessante osservare come il mondo del lavoro stia cambiando profondamente (in positivo). Unico rammarico è che nel mentre non ho più ventanni! Ma posso scrivere questo post guardando il mare 😂
Gli incrementi di produttività delle economie moderne sono trascinate dalle evoluzioni tecnologiche e da come facciamo circolare velocemente ed in grande quantità informazioni e persone.
Internet ha rivoluzionato e accelerato il trasporto della conoscenza, democratizzandola e rendendola accessibile a tutti: oggi l'unico ostacolo è la pigrizia e la scarsa concentrazione.
Per quanto concerne la velocità di circolazione delle persone i trasporti hanno fatto passi da giganti ma la vera soluzione è quella di ridurre al minimo gli spostamenti fisici e far viaggiare solo i nostri bit, potremmo chiamarlo teletrasporto digitale o semplicemente videocomunicazione :-)
E' solo una questione di abitudine e di cambio di mindset!
Non è che la produttività sia più alta lavorando in ufficio anzi sarà vero il contrario. E' anche vero che alla base ci deve essere un solido rapporto di trust reciproco tra azienda e lavoratore.
Nel futuro vedo un mondo fatto da professionisti in grado di lavorare per obiettivi e progetti ed in grado di sapersi organizzare il tempo mantenendo un giusto equilibrio.
Un altro concetto che aiuta a trovare il nostro worklife balance è l'adozione dell'anno sabbatico o gap year.
Tale strumento è diffuso nei paesi anglossasoni meno in Italia, che ha iniziato a regolamentarlo dal 2000. La legge italiana consente di mettersi in aspettativa solo per motivi di congedi parentali, per maternità, formazione e gravi motivi familiari o di salute.
Un anno di stop a mio avviso sarà la norma in futuro, per scendere dal treno in corsa e fare il punto sul nostro viaggio.
Conclusioni
La riflessione sul lavoro si porta dietro tanti aspetti, superati i bisogni primari tutto dipende da come vediamo la vita e quali sono i nostri valori.
Il paradosso lavoro-ricchezza è dietro l'angolo e sta a noi definire gli obiettivi.
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