Come lo Smart Working 💣 sta cambiando la società ed il modo di lavorare 💻
Quando ci sono dei grandi cambiamenti nella società sono sempre la combinazione di più fattori in particolare incidono effetti esogeni e contesto propizio.
Non fugge a questa legge il grande cambiamento nel modo di lavorare che sta coinvolgendo tutto il mondo grazie allo Smart Working.
La rivoluzione digitale ha lavorato da contesto propizio affinchè l'evento esogeno dato dalla crisi sanitaria facesse si di rivedere i modelli standard di esercizio dell'attività lavorativa.
La definizione recuperata dalla Treccani dice:
Flessibilità prevista dalla legge all’interno di un rapporto di lavoro subordinato, finalizzata a incrementare la produttività e a facilitare il lavoratore nelle sue esigenze personali. | In concreto, il tipo di lavoro in cui si applica tale flessibilità.
Quando il lavoro è smart? 🤔
In italiano viene spesso tradotto in lavoro agile ma personalmente lo trovo riduttivo relegare solo all'agilità questo cambio di paradigma.
Sul cosa sia lo smart working e cosa non sia e la differenza con il lavoro da remoto (remote working) ha aperto ampi dibattiti: ma cos'è il lavoro intelligente e quando possiamo ritenerlo tale?
La mia chiave di lettura:
il lavoro è smart se riesce ad unire le performance lavorative con la qualità della vita.
Se invece di spendere due ore in metropolitana o in tangenziale per recarsi al lavoro si possa consumare tale tempo con le persone care o per fare attività fisica e godere del miracolo della natura come pensate che questo possa influire sul rendimento intellettuale?
Più qualità del tempo speso si traduce in maggiore produttività e motivazione.
Ognuno di noi può trovare il suo nuovo equilibrio e tutto nasce da un fattore chiave: la FLESSIBILITA'.
Una flessibilità oraria e spaziale.
Il successo ed i risultati delle aziende saranno sempre più legati alla qualità della vita di coloro che ci lavorano.
Chiaramente ci sono aziende più pronte di altre allo smart working e tipologie di lavoro più flessibili di altre ma è un processo inarrestabile.
La soggettività del valore 💰
Non tutti siamo uguali e non tutti ci troviamo nelle stesse condizioni. Un single di 25 anni ha esigenze e contesto diverso da una donna o un uomo di 45 anni con una famiglia.
Personalmente dal 99 lavoro a Milano, in un momento della mia vita, di concerto con mia moglie, abbiamo deciso di far nascere e crescere le nostre figlie nella nostra terra in un bel paese di mare sulla costa abruzzese. Da quel momento sono diventato un pendolare da lunga distanza ed settimana salivo e scendevo (600Km tra casa mia e Milano).
Ora immagina cosa possa aver significato per me poter fare il lavoro che amo dal luogo che amo e vicino alla mia famiglia!
Viceversa per una persona che vive in una casa piccola e/o condivisa con diverse persone e non distante dall'ufficio, la possibilità di lavorare in un luogo diverso dall'azienda è abbastanza indifferente se non un problema (tranne forse nei periodi di festa). Durante il lockdown queste categorie di persone sono quelle che hanno sofferto più di altre.
Se poi aggiungiamo che gli uffici sono molto accoglienti e dotati di tutti i confort ecco che non esiste storia nella scelta.
La nuova consapevolezza ed il worklife balance ⚖️
Su tutti i giornali abbiamo letto del fenomeno delle grandi dimissioni (the great resignation, Big Quit) partito negli Stati Uniti ma che si è diffuso anche in Europa.
Le persone hanno preferito abbandonare il lavoro piuttosto che tornare in ufficio. Secondo una ricerca di McKinsey addirittura il 36% di queste si sono licenziate senza avere un altro lavoro tra le mani.
Ma se pensiamo che il numero di "quit" sia tutto effetto del COVID ci sbagliamo profondamente.
Dai dati pubblicati sull'Harvard Business Review (HBR) relativi al mercato USA (di seguito riportati) si nota come le dimissioni volontarie sono un trend partito diversi anni fa.
Nel 2020 il fenomeno rallenta per effetto della crisi sanitaria e riprende subito nel 2021 con maggior vigore.
Il COVID ha ulteriormente aumentato il motore di questo fenomeno: una nuova consapevolezza del rapporto tra la vita ed il lavoro.
Un nuovo processo di comprensione delle priorità della vita, di focus sui valori più importanti.
Sempre sull'HBR un'altra ricerca condotta tra giugno e luglio 2021 ha evidenziato che oltre il 40% dei dipendenti statunitensi inizierebbe a cercare un altro lavoro o lascerebbe immediatamente se gli venisse ordinato di tornare in ufficio a tempo pieno.
I talenti, il purpose ed i fattori non monetari 🏄
Diverse indagini e analisi condotte da società di selezione del personale hanno sottolineato come l’aspetto retributivo non sia più sufficiente per attrarre i migliori talenti.
I fattori più richiesti sono:
✔️ la flessibilità oraria
✔️ la flessibilità spaziale (lavoro da dove voglio io)
✔️ la formazione e l’aggiornamento continuo
✔️ i servizi a supporto della vita quotidiana e famigliare (palestra, asilo, ecc..).
Le aziende devono essere consapevoli che per attirare i migliori devono lavorare proprio su quelle che potremmo chiamare retribuzioni non monetarie.
Le grandi aziende fanno più fatica ad indirizzare certi bisogni e non è infrequente che i giovani preferiscano aziende più piccole e dinamiche, il concetto di sicurezza di una volta è sempre meno percepito (anche perchè nemmeno le banche offrono più tutta questa sicurezza).
Un altro fattore in forte crescita è la ricerca del purpose, di uno scopo, nel proprio lavoro all'interno di una visione aziendale non solo rivolta al profitto.
La ricerca del senso è forte nelle nuove generazioni e si diffonde anche nelle altre.
Martin Seligman nel contesto della psicologia della positività spiega bene l'importanza per la nostro felicità avere il fattore M = Meaning (Significato).
South Working 🌞🌞
Tra gli effetti eclatanti dello smart working non possiamo non citare il south working!
In particolare va segnalato il fenomeno delle persone che grazie alla flessibilità possono tornare nei loro territori.
Molti ragazzi e ragazze brillanti si sono dovuti spostare al nord per trovare lavoro, adesso hanno l'opportunità di tornare al sud e portare come dote la loro conoscenza ed esperienza.
Questo produce la nascita di nuove realtà altamente qualificate che possono dare un nuovo volto al lavoro al sud.
Una bella storia è quella di Alessio Lorusso che a Bari ha creato Roboze (di seguito l'intervista con Montemagno).
Partito dall’officina del padre ha sviluppato le competenze nella meccanica ed elettronica che gli hanno consentito di realizzare una stampante 3D unica che potremmo definire "una stampante orologio", in quanto non ha nastri ma ingranaggi e questo le consente di stampare con una precisione che raggiunge i 25 micron!
Oggi hanno clienti in tutto il mondo.
La cosa bella è che di fatto possono attingere ora ai migliori talenti nel campo ed aiutare a creare tutto l'indotto.
La Puglia è un caso eclatante della crescita del sud trascinato dal settore terziario: turismo e nuove tecnologie.
Nomadi Digitali ✈️ e famiglie New Life 👪
I primi a fruttare la flessibilità della rivoluzione tecnologica sono stati i Nomadi Digitali (ND), possiamo dire che sono stati i primi a creare il lavoro Smart.
Chiaramente in questo caso parliamo di contratti di lavoro consulenziali e di figure professionali particolari: designer, developer, copywriter, ecc...
Tipicamente sono lavoratori giovani e/o amanti del viaggio. I ND possono girare il mondo e per svolgere il loro mestiere è sufficiente un computer ed una connessione ad Internet.
I ND oltre a girare il mondo cercano anche location dove il costo della vita sia più basso, così facendo le loro parcelle si apprezano in relazione al contesto.
Oggi al mondo si contano oltre 30 milioni di ND.
In un modello di piena flessibiità e di full smart working si potrebbe sviluppare il Nomade Dipendente che ha un rapporto di lavoro subordinato ma che gira il mondo come i ND.
Un altro fenomeno interessante (in cui mi rivedo) è quello che potremmo chiamare delle "Famiglie New Life".
Sono le famiglie che cercano una nuova vita dove al centro c'è la ricerca del worklife balance a livello famigliare.
Trovo un luogo dove la qualità della vita è migliore e ci sposto tutta la famiglia e grazie allo smart working non sono costretto a cambiare lavoro.
Penso che questo fenomeno, se sostenuto dalle aziende, potrebbe cambiare in positivo le nostre società e rendere anche più vivibili le città.
Inoltre sarebbe di grande aiuto alle famiglie che economicamente fanno fatica ad andare avanti nelle grandi metropoli.
Chiaramente queste opportunità sono praticabili su tutti i lavori di concetto che non richiedono un'attività manuale riferita allo spazio.
Brian Chesky, il CEO di Airbnb, dice: “Le persone possono andare ovunque e lavorare ovunque. C'è un senso di libertà che non hanno mai avuto prima".
Ma se ci spostiamo continuando a lavorare quanto è importante avere una buona connessione Internet presso il nostro host?
Le modifiche degli stili di vita e dei comportamenti portano alla nascita di nuovi bisogni e/o del cambio di peso degli attuali, Airbnb ha colto tali segnali ed ha capito che in tale contesto la disponibilità di una buona connessione ad Internet presso gli host non è più un servizio accessorio ma è diventato fondamentale.
Per misurare la bontà della linea dati la società dei materassi ad aria ha lanciato il WIFI verificato degli host.
Nella scheda online di ogni location l'host indica la presenza del wifi e la velocità disponibile, la novità è che per garantire l'attendibilità del dato della velocità essa viene popolata dall’app di Airbnb dopo aver effettuato uno speedtest all’interno dell’abitazione.
La vita lavorativa si potrà allungare? 👴
Nel 2022 Howard Schultz a settantasette anni è tornato (a tempo) come CEO di Starbucks, non è il primo ritorno, dopo il ritiro del 2000 era tornato a bordo già nel 2008 durante il periodo della crisi finanziaria (2 volte come Micheal Jordan 😂 ).
Il caso di Schultz fotografa un fenomeno in atto negli US: i pensionati che tornano al lavoro 💪
Il comeback è in piccola parte spiegabile con il classico bisogno di sentirsi attivi (e relativa adrenalina) ma a questo (ed in combinazione) si sono aggiunti altri due fattori:
✔️ L'esigenza di colmare i buchi di professionalità creati dal fenomeno della “great resignation”
✔️ Le nuove modalità di lavoro sempre più svincolate dalla componente spaziale fanno rivalutare le proprie scelte a persone che eranno stanche di passare il tempo in viaggio o sui mezzi di trasporto.
A livello psico-fisico il lavoro diventa meno faticoso.
Di fatto lo “smart working” è in grado di allungare molto la vita lavorativa di una persona.
Nuove tecnologie e la realtà virtuale 💻
La tecnologia attuale ci consente di partecipare con la nostra telecamera a riunioni con diverse persone e condividere documenti e presentazioni e lavorare sugli stessi in modo collaborativo.
Ma quali potranno essere le evoluzioni?
Mark Zuckerberg con Meta ha lanciato Horizon Workrooms, un'app gratuita che consente ai possessori del visore AR Oculus Quest 2 di tenere riunioni virtuali con avatar di se stessi (nell'immagine che segue un esempio di una riunione di Facebook) e fruire di un'esperienza totalmente immersiva.
Gli utenti possono vedere gli schermi e le tastiere dei loro computer (si può addirittura fare una scansione della scrivania), interagire con i colleghi e fare presentazioni (max 16 avatar e fino a 50 partecipanti) condividendo il proprio schermo (come si vede dall'immagine).
Si può usare anche la lavagna virtuale e la penna è data dal nostro controller Oculus che una volta girato agisce da strumento di scrittura.
L'avatar in questo momento è a tutti gli effetti un cartone animato, ma la tecnologia a breve potrebbe consentirci di scansionare il nostro corpo e proiettarlo in modo realistico nella riunione.
Horizon Workrooms va visto all'interno della strategia di Mark volta a diventare il punto di riferimento per la costruzione dei metaversi.
Finora l’esperienza immersiva migliore che abbia mai avuto in una video riunione è stata quella con la telepresence di Cisco.
In pratica, come si vede dall'immagine in alto, abbiamo una sala riunioni con due lati speculari per i partecipanti che si collegano da due location differenti dotate di monitor e casse direzionali. L’effetto è che sembra di essere seduti gli uni accanto all’altro e l’audio è direzionale.
Personalmente però non la vedo una soluzione futuribile per i costi e per i contesti in cui oggi facciamo i meeting.
Per le riunioni miste tra presenza e videocomunicazione probabilmente la metodologia migliore è la proiezioni con ologrammi, ma oggi tale tecnologia è ancora molto costosa e poco flessibile.
Personalmente il voler riprodurre in digitale un'esperienza reale può essere un approccio limitante, invece è interessante poter sfruttare nel mondo virtuale delle funzionalità non praticabili nella realtà.
Il lavoro ibrido 🧬
Quando parliamo di lavoro ibrido si intende la possibilità di combinare il lavoro in ufficio con lo smartworking.
Questa combinazione può nascere dalla volontà del lavoratore o da precise regole dell'azienda.
Nel primo caso la persona si regola per capire, in funzione delle cose da fare, se recarsi in ufficio o meno e rientra in un contratto di lavoro di piena flessibilità.
Nel secondo caso si parte dalla premessa che almeno x% del tempo debba essere svolto presso gli uffici dell'azienda.
Dopo il full smartworking necessario con la crisi sanitaria è abbastanza diffusa la consapevolezza che non è possibile tornare più indietro ed occorre mettere sul tavolo la giusta dose di flessibilità.
Va detto che ci sono aziende che si muovevano già verso l'ibrido prima del covid con 1 o 2 giorni a settimana in smart.
Il lavoro ibrido è un giusto compromesso post-pandemico che funziona per la gran parte dei lavoratori.
L'attività in presenza deve però avere un senso diverso altrimenti si rischia di avere semplicemente persone connesse in riunione da un luogo diverso.
Nell'attività in ufficio è utile fare team meeting, eventi, deep dive su un determinato argomento, attività di team building o semplicemente un pranzo tutti insieme 🌭.
Da questo modello restano fuori le famiglie "new life" ed i nomadi digitali e bisogna capire come le aziende li vorranno gestire.
Da questo punto di vista sono ottimista in quanto le aziende hanno capito che occorre elasticità anche nella gestione del rapporto di lavoro e a seconda dei bisogni delle persone si possono definire delle modalità differenti.
Per i giovani frequentare l'azienda aiuta a carpirne la cultura ed i segreti professionali dall'altro occorre stare attenti a non avere i dipendenti di serie A (in presenza) e serie B (da remoto).
I fattori critici di successo del modello sono: obiettivi, responsabilità e autodisciplina 🚴
Siamo tutti pronti per lavorare in piena flessibilità e da remoto?
Questa è la domanda leggittima di molte aziende e manager.
La risposta è no!
Per gestire al meglio i team di lavoro è fondamentale ragionare per obiettivi.
Potremmo usare la metafora universitaria: l'obiettivo è l'esame (in realtà sarebbe la conoscenza) ed utilizzeremo il tempo per essere pronti per la prova.
Ma lavorare per obiettivi non basta, occorre che nelle persone siano presenti due elementi importanti: responsabilità e autodisciplina.
Con la prima si intende, citando il GDPR🤪, l'accountability, vale a dire lavorare sui progetti con la giusta intensità ed attenzione.
La seconda componente è quella che a mio modesto avviso unisce tutto, ed è l'autodisciplina.
La disciplina è quella per esempio del militare dove devi fare e rispettare le regole altrimenti verrà punito!
L'autodisciplina è qualcosa che risiede in te, è quel motore che ti fa alzare la mattina presto per soffrire facendo attività sportiva; nessuno ti obbliga a farlo e non ci sono remunerazioni previste per questa attività.
In smartworking sei tu da solo e se non hai autodisciplina farai una fatica enorme a portare avanti i progetti.
Al contrario se invece hai questa capacità potrai sfruttare il tempo al meglio, in particolare quello recuperato dalle tare del lavoro in ufficio (trasporto in primis).
ATTENZIONE: questi elementi sono importanti anche nel lavoro in ufficio ma in un modello flessibile e di autonomia diventano fondamentali.
Nuovi modelli di lavoro liquido
L'orario delle 8 ore lavorative vide la luce nel 1923 in Italia e da allora poco è cambiato mentre la produttività è imparagonabile.
Come potrebbe essere il futuro del lavoro?
Mi immagino un progressivo spostamento dal lavoro dipendente a quello da consulente con competenze che vengono aggregate di volta in volta in funzione dei progetti.
Un grande network di persone sparse per il mondo che possono decidere quanto tempo lavorare e da dove.
Nel 1930 il grande economista John Maynard Keynes aveva pronosticato che le persone nel 2030 non avrebbero lavorato più di 15 ore settimanali.
In futuro con l'ampia diffusione della robotica e dell'intelligenza artificiale il fattore critico di successo sarà la creatività.
Con la generazione di maggior tempo libero possiamo immaginare una crescita del mondo del travel, della cultura e dell'intrattenimento.
La postazione di smart working personalizzata
Chi è appassionato di bici 🚴♀️ o di altri sport che richiedono un’attrezzatura specifica (sci, tennis, kayak) sa benissimo come sia importante adattare al massimo il mezzo alle proprie caratteristiche fisiche e tecniche per ottenere la migliore performance e godere dell’attività.
Una misura sbagliata della bici e/o un sellino non corretto possono cambiare profondamente l'esperienza.
Ma perchè non fare la stessa cosa per la nostra postazione di lavoro?
Lo smartworking ci offre una grande opportunità.
Per leggittimi motivi in ufficio abbiamo una bici standard ma a casa, fermo restando i limiti logistici, ci possiamo sbizzarrire.
La mattina non vedo l’ora di montare sulla mia poltrona accendere i monitor e partire, mi sento come alla console di un’astronave e la produttività è cresciuta molto.
Fatica da videocomunicazione 😓
Personalmente passo pochissimo tempo davanti allo specchio e con lo smartworking questo fenomeno si è enfatizzato (la mia teoria è: occhio non vede cuore non duole 😂). Dall’altro canto però passando molto tempo in video meeting di fatto devo vedere la mia faccia più di quello che vorrei.
Una recente ricerca della Michigan State University, della University of Central Florida e della Stanford University fornisce una spiegazione del motivo per cui alcune persone sembrano provare più fatica nell'incontro virtuale rispetto ad altre (ormai in gergo Zoom fatigue).
In sintesi lo studio dice che:
se non ti piace l'aspetto del tuo viso, fissarlo sullo schermo del tuo computer per lunghi periodi di tempo è psicologicamente estenuante.
Se non abbiamo un buon rapporto con la nostra faccia la soluzione facile è quella di non accendere la telecamera o non accenderla sempre.
Va detto però che non mostrarsi viola la nuova netiquette in rete, sarebbe come se nel mondo reale si parlasse con qualcuno coprendosi il viso o dietro un muro.
In questo caso però potremmo giustificarci mettendo un bel cartello con scritto: “zoom fatigue da esposizione facciale” 😂😂😂
Altri articoli correlati :
Le verità nascoste 🕵 nei colloqui di lavoro: Paradiso 😇 o Inferno 😈?
Il brillante semplificatore ed il banalizzatore
Tecniche e metodi di apprendimento
L'effetto Lucifero, il potere e l'esperimento del carcere di Stanford
Cos'è l'effetto giorno della marmotta
Come valutare la remunerazione del proprio lavoro e la relazione tra tempo e valore
Il mindset per affrontare le sfide della vita
La teoria delle finestre rotte: come il contesto influenza il comportamento
Qual è il futuro del lavoro? Dallo smart working al south working come cambierà il modo di lavorare
L'esercizio della gratitudine nella psicologia moderna
Cosa sono le mappe mentali e come utilizzarle
Impariamo l'arte della pazienza e della costanza da Jeff Bezos
Le distorsioni cognitive dell'effetto Dunning-Kruger e della sindrome dell'impostore
Cos'è il Personal Brand? A cosa serve?
Cosa ho capito sul lavoro nei miei primi 50 anni e cosa fa la differenza
Il valore dell'esempio e delle storie che ispirano
L'influenza dell'ambiente di lavoro sulle nostre prestazioni e obiettivi
Siamo gli obiettivi che ci poniamo, vediamo come fare e perchè sono importanti
Come migliorare la nostra concentrazione, tecniche per non perdere la nostra attenzione
L'arte di complicare ed il buon senso
I segreti dell'empatia, perchè è importante e come migliorarla
Sei un fallito! La gestione del fallimento e dell'errore
L'arte del miglioramento, come migliorare se stessi
Come raggiungere lo stato di flow, lo stato della massima performance
Cos'è la psicologia della felicità e come può aiutarci a vivere
L'arte di non arrendersi mai! Talento e Tenacia la coppia vincente
Il cosa, il come ed il perchè nella vita e nelle aziende
Il paradosso lavoro-ricchezza: la storia del pescatore e dell'uomo d'affari
Marketing di se stessi, come combinare talento, passione e cosa vuole il mercato
Scopriamo i neuroni specchio e come possono aiutarci a vivere meglio